Luci ed Ombre del mio Amore
Parte II°
 
 

 
Andrè era salito sul suo Artaq (1) e aveva cavalcato per tutta la serata; incitava il cavallo al galoppo fino a fargli male. Era arrabbiato, arrabbiato con quello stramaledetto svedese che stava facendo soffrire Oscar; lo odiava profondamente. Corse al galoppo finché non arrivò a Parigi. La città era molto diversa dalla tenuta dei Jarjayes; perfino a quell’ora era movimentata. Entrò in un’osteria e si sedette davanti il bancone. Una ragazza gli si avvicinò con aria provocante:
"Ehi bello, stai cercando compagnia?”
“Oggi non è giornata, lasciami solo per favore”.
In altre circostanze la ragazza avrebbe continuato a provocarlo, in cerca di qualche soldo per vivere, ma qualcosa le disse di andarsene. Lo guardò con aria perplessa prima di allontanarsi verso un tavolo vicino.
"Puoi darmi una birra?”
"Prima fammi vedere i soldi” disse l’oste con fare brusco.
“Ecco…” e gettò sul bancone un paio di Luigi d’oro.
"Uhm… Luigi d’oro… va bene”.
Andrè si guardò intorno: in alcuni tavoli degli uomini giocavano a carte circondati da alcune prostitute; anche la ragazza di prima era lì. Pensò che una soluzione per distrarsi potesse essere quella di andare con una di loro, ma poi scacciò il pensiero con vergogna, maledicendosi per ciò che per un attimo aveva pensato.
All’improvviso la porta dell’osteria si aprì ed entrarono degli uomini in divisa blu. Tra di loro spiccava un uomo sui trentacinque.
“Ciao Philippe!” disse quest’ultimo avvicinatosi al bancone.
“Ciao Alain! Anche stasera vieni a fare baldoria?”
“Io e i miei compagni…” disse indicando un gruppo di uomini dall’aria piuttosto rozza “… siamo in libera uscita, finalmente…! Allora, noi siamo al tavolo laggiù, portaci da bere"
Alain stava per raggiungere gli altri suoi compagni quando vide un uomo immerso nel suo boccale di birra.
“Salve!”
“Ciao…”
“Cos’hai? problemi con la tua ragazza?” disse prima di una fragorosa risata.
“Qualcosa del genere” disse André senza distogliere lo sguardo dal boccale.
“Io mi chiamo Alain De Soisson e faccio parte dei Soldati della Guardia, e tu?”
“Io sono André Grandier”
“Allora, piacere di conoscerti Andrè Grandier; ti va di unirti a noi? Siamo tutti amici”.
André lo guardò per un attimo, poi
“Va bene Alain”
“Allora andiamo, Ehi ragazzi…! Questo qui è André e stasera si unirà a noi”.
“Siiii…!!!”.
 

Oscar frattanto dormiva; il suo sonno però era tutt’altro che tranquillo: sentiva freddo ed era agitata. Si svegliò parecchie volte e in tutte si ritrovava irrequieta e bagnata di sudore.
“… ma cosa…! Che cosa mi sta succedendo stanotte! Sarà la quarta o la quinta volta che mi sveglio così”.
Si liberò dalle coperte sedendosi sul letto, si strofinò gli occhi:
“… non posso continuare così”.
Si alzò dal letto e si avvicinò al caminetto: era quasi spento ed era rimasto solo un ciocco di legno consumato. Prese un candelabro e si avviò verso il corridoio scendendo le grandi scalinate che portavano al vestibolo: tutto era immerso nell’oscurità e nel silenzio. Si diresse verso le cucine con la ferma intenzione di prepararsi qualcosa di caldo per poi ritornare a letto e cercare di riprender sonno, magari in compagnia di qualche libro.
Mentre stava preparandosi una cioccolata calda disse:
“Chissà che direbbe Nanny se mi vedesse a quest’ora, nelle cucine, a prepararmi una cioccolata e per di più con la camicia di André”.
Il viso si adombrò: quando era ritornata nel salone, dopo aver detto addio a Fersen, mentre stava per raccogliere i pezzi dei bicchieri spezzati, André le si era avvicinato per aiutarla, ma lei, scontrosamente gli aveva detto di andare via e di lasciarla sola.
In quel momento, essendo immersa nel silenzio più assoluto del palazzo, sentì un rumore di zoccoli; si avvicinò lentamente ad una finestra e vide André che, cercando di essere il più silenzioso possibile, stava riportando Artaq nelle scuderie.
“Ma che diavolo fa André fuori a quest’ora?”.
Avrebbe voluto aspettarlo all’entrata del portone, per fargli la ramanzina, ma si ricordò improvvisamente di indossare solo una camicetta. Guardò di nuovo fuori dalla finestra e vide André avvicinarsi al portone: immediatamente salì le scale. Quando Andrè aprì l'uscio, Oscar era riuscita, per sua fortuna, ad arrivare in cima alle scale e, nascosta com’era, nessuno avrebbe potuto vederla. Aspettò che lui si dirigesse verso le cucine per sgusciare dal nascondiglio in cui s’era rintanata e raggiungere al più presto le sue stanze.
Richiuse la porta alle sue spalle.
“… e ormai la cioccolata è andata, meglio optare per un libro”.
Si avvicinò all’immenso scaffale che troneggiava in una parete della stanza e mentre l’indice della sua mano destra scorreva tra i titoli di grandi e piccoli volumi, il suo sguardo si andò a posare su un titolo “La Nouvelle Eloise”.
“Uhm… La Nouvelle Eloise… ho sentito dire che si tratta di un romanzo in cui la protagonista scrive delle lettere d’amore al suo amante. Meglio di no, di amore ne ho fin sopra i capelli; vediamo cosa trovo”.
Il dito continuava a scorrere ma nessun libro sembrava adatto a quella notte insonne. Sembrava non passare mai.
Era già passata qualche ora da quando Andrè era tornato a palazzo, così Oscar decise che finalmente sarebbe andata nelle cucine per riprovare a prepararsi la tanto desiderata cioccolata calda. Riprese il candelabro e aprì la porta della sua camera.
 

(1)   Questo è il nome del cavallo di Atreju, protagonista del film “La Storia Infinita”, uno dei miei film preferiti.

Fine 2° parte

                                                                                                                         Cetty
 

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